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Lettera della Professoressa Vanessa Migliosi alla XII Commissione Affari Sociali

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Scrivo questa lettera aperta, perché vorrei dare il mio contributo al dibattito che si sta svolgendo per l'approvazione, il riconoscimento e la promozione della Lingua dei Segni Italiana.

Auspico che questa lettera possa essere da stimolo per un sereno confronto e faccia prevalere il buon senso mettendo da parte i personalismi e i protagonismi.
Ritengo necessario presentarmi affinché il mio pensiero e il mio percorso che ha portato a questa presa di posizione sia compreso e interpretato nel migliore dei modi.
Sono una ragazza sorda laureata in biologia con il massimo dei voti e specializzata in genetica. Insegno matematica e scienze nella scuola media inferiore ai bambini udenti. Sono di formazione oralista e ho imparato la lingua dei segni quando avevo 19 anni. Ho lavorato per 6 mesi in Finlandia, 3 mesi in Giappone e un anno in Spagna, facendo ricerche genetiche sulla sordità.
Ho fatto parte dei seguenti organismi internazionali: IFHOHYP (www.ifhohyp.org), federazione internazionale dei giovani sordi, come presidente per 8 anni; sono stata membro della commissione giovani European Disability Forum per 4 anni; membro dell'Advisory Council on Youth in seno del Consiglio d'Europa per 3 anni. Attualmente faccio parte del direttivo dell'ICSD (www.deaflympics.com), comitato internazionale dello sport dei sordi dove utilizzo ampiamente la Lingua dei Segni per comunicare con tutto il mondo.
Grazie a tutte queste esperienze ho potuto conoscere molti sordi. Questo mi ha permesso di confrontarmi con la ricchezza e la pluralità delle lingue dei segni di tutto il mondo. Aggiungo che mio padre è stato per 20 anni presidente della sezione Fiadda di Trento. Quindi credo di avere una certa esperienza molto ampia su tutti i fronti sia in ambito nazionale che in quello internazionale.
Innanzitutto, vorrei osservare che non mi stanno piacendo i toni da crociata che sta assumendo questa discussione sul riconoscimento della Lingua dei Segni. Ritengo che gli animi siano esacerbati e che stiamo perdendo di vista l'obiettivo finale che è l'integrazione dei sordi nella società. Queste polemiche non portano da nessuna parte, fanno perdere solo tempo e non aiutano i sordi stessi.
Ritengo altresì controproducente sfinirsi in disquisizioni filosofiche e teoretiche, perché non portano a nessun risultato concreto. Non condivido questo continuo rimaneggiamento del testo del DDL che è tipico degli iter del parlamento italiano. Infatti, non è un caso se si impiega un tempo infinito per approvare le leggi.
Inoltre, penso che sia una caratteristica tipica della cultura italiana fare molta teoria, perdersi dietro analisi e discussioni sulla terminologia, spaccando il capello in quattro, senza poi arrivare a un risultato concreto. Vorrei fare notare che i protagonismi e lo sfinirsi negli attacchi personali non aiutano il raggiungimento dell'obiettivo finale, anzi ci vanno di mezzo i sordi stessi che pagano in prima persona questa contrapposizione.
Ritengo che sia necessario affrontare questa problematica, guardando da una prospettiva molto più ampia e che la Lingua dei Segni Italiana debba essere approvata per le seguenti motivazioni:
Nella Convenzione ONU sui diritti dei Disabili è riconosciuta la Lingua del Segni, con questa terminologia specifica. A mio avviso, non è possibile contrastare questo principio sancito a livello mondiale, dopo anni di discussioni e di gruppi di lavoro che hanno portato alla stesura e poi all'approvazione finale della convenzione. A maggior ragione, dopo che questa convenzione è stata ratificata in Italia.
Nel principio delle pari opportunità le famiglie e i sordi adulti hanno il pieno diritto alla libertà delle scelte del metodo educativo e di abilitazione, pertanto a tutti devono essere offerte le stesse opportunità. Non capisco perché alcune associazioni di genitori debbano impedire ai sordi segnanti di usare la LIS, quando invece le protesi, gli impianti cocleari e la logopedia sono disponibili per tutti quanti.
I sordi vogliono il riconoscimento della LIS. Questo deve risultare chiaro. Nessuna organizzazione di genitori, parenti o sigle varie NON può sostituirsi a chi vive in prima persona il problema della sordità. I sordi vogliono e devono prendere in mano la propria vita e pretendono il riconoscimento dei propri diritti. Nessuno, nemmeno gli specialisti più qualificati, può parlare a nome dei sordi. I sordi non sono più sotto tutela, come succedeva fino al secolo scorso.
Il modello da cui prendere esempio è, a mio avviso, la legge spagnola. E'una legge completa e ben fatta che dà uguali opportunità a tutti. Infatti, questa legge ribadisce a chiare lettere che le stesse opportunità devono essere fornite sia coloro che scelgono l'oralismo che a coloro che scelgono la Lingua dei Segni. Le pari opportunità devono essere reali e debbono essere garantiti gli stessi strumenti per entrambe le scelte senza alcuna sorta di discriminazione. Sta alla famiglia e al sordo adulto scegliere ciò che è meglio senza farne una questione di ideologia. L'effettiva autonomia di scelta deve essere garantita senza prevaricazioni da una parte o dall'altra.
Ho notato, inoltre, che durante l'iter per la preparazione del ddl i giovani sordi e quelli adulti sono stati scarsamente ascoltati. A me sembra che hanno prevalso le opinioni degli udenti e dei genitori a scapito di chi vive la sordità sulla propria pelle. Dobbiamo tenere presente che il 2 per mille della popolazione nasce sordo, senza contare poi quelli che diventano sordi nell'infanzia, nell'adolescenza e nell'età adulta. Inoltre, i pareri degli esperti di linguistica, i ricercatori universitari e del CNR, sia italiani che stranieri, non sono stati minimamente ascoltati. In Italia non si fa mai una statistica seria per capire come stanno veramente le cose, tutto avviene a livello di opinioni personali e spesso ideologiche, questo mi sembra molto grave, perché sono opinioni non rappresentative della realtà e fanno perdere di vista l'obiettivo finale che è l'integrazione dei sordi nella società a pieno titolo e con tutti i diritti.
Nella maggior parte dei paesi dove è stata approvata la Lingua dei Segni si parla sempre di Lingua, rispettando la storia e l'evoluzione della lingua dei segni di quel paese. In UK si chiama BSL, in USA ASL, in Spagna LSE, ecc. In Finlandia la Lingua dei Segni è citata nella costituzione. Va tenuto presente che l'Unione Europea ha riconosciuto la Lingua dei Segni.
Dopo aver lavorato nell'IFHOHYP, nell'EDF e nel Consiglio Consultivo della Gioventù del Consiglio d'Europa, sono giunta alla conclusione che le "guerre" non servono a niente e che bisogna portare avanti i propri progetti, le proprie problematiche e le proprie battaglie, senza impedire agli altri di fare le proprie. Le contrapposizioni sono controproducenti per tutti quanti.
Un metodo non esclude l'altro. La sfera della parola e del linguaggio riguarda un emisfero del cervello, i segni riguardano l'altro emisfero del cervello e non è vero che i due metodi siano incompatibili. Se l'approccio orale è impostato correttamente e nello stesso tempo il bambino impara la LIS, egli riesce a imparare a parlare correttamente. Anzi ritengo che la LIS completi la formazione del bambino, perché la comunicazione visiva e la corporeità possono aumentare la sua autostima. Non esiste una ricerca al mondo che abbia dimostrato che l'apprendimento della LIS impedisca l'apprendimento della lingua orale.
Ritengo, inoltre, che la LIS possa aiutare e attualmente sta aiutando ad aumentare la sensibilizzazione dell'opinione pubblica nel confronti dei sordi, perché è aumentata la visibilità, sono aumentati gli utenti che si iscrivono ai corsi LIS, quindi sono convinta che ogni mezzo sia buono ed utile per arrivare alla piena integrazione dei sordi nella società.
Vedo che le associazioni dei genitori contrarie alla LIS fanno di tutto per impedire che questa legge venga approvata, ma non si rendono conto che l'approvazione di questa legge non impedisce agli oralisti di fare il loro percorso, come quello che io ho fatto. La logopedia, l'integrazione scolastica, ecc. non vengono pregiudicati dal ddl del riconoscimento della LIS.

Quindi è opportuno che ogni associazione si concentrai sulle battaglie che ritiene importanti, perché purtroppo c'è ancora molto da fare per migliorare le condizioni di vita dei sordi. La battaglia delle associazioni che si oppongono al riconoscimento della LIS è molto miope, oltre ad essere controproducente per tutti. All'estero questa contrapposizione è quasi scomparsa nel senso che ogni gruppo cerca di portare avanti le proprie rivendicazioni, cercando, anzi, di collaborare il più possibile nell'interesse di tutti quanti.

Prof. Vanessa Migliosi